Yokoyama Taikan

Quattro stagioni del mare: estate (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art
Quattro stagioni del mare: estate (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art

Questo dipinto di Yokoyama Taikan rappresenta un momento preciso dell’estate nel quale la luna è illuminata perfettamente a metà. Mare e cielo sembrano fondersi l’uno con l’altro e non si sa se le onde siano reali o siano solo il riflesso della luna. Solo lo scoglio nero di china definisce lo spazio e dà il senso quasi acustico delle onde sbattute contro di esso. Un uccello nero plana leggero sfruttando le correnti. Se potessimo parlare di un Romanticismo giapponese questo quadro ne sarebbe certamente l’espressione.

L’immagine è stata tratta da: https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/summer-four-seasons-of-the-sea/zgGs0vys4l0y9w?hl=it&projectId=art-project

Quattro stagioni del mare: autunno (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art
Quattro stagioni del mare: autunno (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art

Guardando questo dipinto si potrebbe pensare ad un’alba e invece si tratta di un chiaro di luna sul mare. L’autunno è la stagione migliore per i giapponesi perché è quella in cui l’aria è più limpida e c’è la luna più bella. Qui quest’ultima è piena, a differenza che nel dipinto precedente, e con la sua luce dorata illumina a giorno l’ampia distesa del mare comunicando ad essa quasi la sua stessa tranquilla maestà. Una placida risacca conferisce anche a quest’opera una suggestione sinestetica e i tre uccellini sulla sabbia non ne sono spaventati. Anche in quest’opera c’è una fusione fra cielo e mare: non si sa dove finisca il grigio delle nubi e cominci il grigio-azzurro del mare, né se il bianco della schiuma non sia che il riflesso della luna sull’acqua. Anche la sabbia riprende le tonalità calde del cielo rischiarato dall’astro e il cielo stesso sembra liquido oro.

L’immagine è stata tratta da: https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/autumn-four-seasons-of-the-sea/6AHo1_DC5iPuNw?hl=it&projectId=art-project

Monte Fuji (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art
Monte Fuji (1940), di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art

La chiarezza della composizione, in questo dipinto di Taikan, è ancora una volta di impatto. Il monte Fuji, simbolo del nazionalismo giapponese, ma anche di immortalità, si staglia candido contro il fondo oro. Un lieve chiaroscuro si apprezza sul crinale innevato della montagna. Intorno alla vetta le brume della notte si dissolvono al sorgere del sole nascente.

L’immagine è stata tratta da: https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/mt-fuji/gQGjCiwQOJy4bg?hl=it&projectId=art-project

Foglie d’autunno (1931) di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art
Foglie d’autunno (1931) di Yokoyama Taikan, Adachi Museum of Art

L’impressione immediata trasmessa dalla tela di Yokoyama Taikan è quella di una certa semplicità di lettura. Si tratta di una ripresa quasi fotografica di ciò che avviene in natura nel periodo autunnale, cioè il processo per cui poche foglie già lasciano l’albero, le altre, la maggior parte, vi restano attaccate assumendo un vivido colore ramato e una parte di queste, alimentandosi della linfa del tronco, continuano a vestire il verde della primavera. L’uccello in alto a destra potrebbe stare iniziando una migrazione ed è solenne il modo in cui dispiega le ali e inarca il corpo protendendo il capo, solitario, contro il bianco rarefatto delle nubi. Sullo sfondo si staglia un paesaggio fluviale visto dall’alto di una rupe. Le onde sono miniaturisticamente stilizzate e si infrangono con spuma biancheggiante sugli scogli. Il grigioverde di questi ultimi si collega alla tonalità rosso-verde delle foglie creando al contempo una contrapposizione fra tonalità calde e fredde. La fascia campita di colore piatto blu del fiume fa da vivido contrappunto al rosso della chioma. In prossimità del lieve balzo della cascata non c’è soluzione di continuità fra il bianco della spuma e quello luminescente delle nuvole. Lo stesso tronco dell’albero sembra nascere da queste ultime. Il punto di vista è al di sopra della rupe e la resa dello spazio appare appiattita.

Yokoyama Taikan, pseudonimo di Sakai Hidemaro, nacque a Mita il 2 novembre 1868 e morì a Tokio il 26 febbraio 1958. Il padre, Sakai Sutehiko, faceva parte di una famiglia di ex samurai. Il nome: “Yokoyama” gli derivò dall’essere stato adottato dalla famiglia di sua madre.

Fra gli aspetti più interessanti della sua vita vi sono l’espulsione dalla mostra di belle arti Bunten sponsorizzata dal ministero dell’istruzione nel 1914, la donazione del ricavato della vendita dei suoi quadri all’esercito giapponese che gli costò un interrogatorio come sospetto criminale di guerra da parte delle forze di occupazione alleate in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale, la scelta da parte del Governo giapponese come esponente della scena artistica nazionale da inviare in Italia nel 1930 ad illustrare la pittura giapponese. Il patriottismo di Taikan, ereditato dal maestro Okakura Kakuzō, si esprimeva di frequente in vedute del monte Fuji. Diede nuovo impulso all’accademia giapponese di belle arti che aveva frequentato e che era stata chiusa dopo la morte di Okakura, suo fondatore, nel 1913. Fu insignito di numerosi riconoscimenti culturali e onorificenze.

Il movimento nel quale si inserisce Taikan è la corrente Nihonga. Quest’ultima, nel periodo Meiji dell’Impero giapponese (1868-1912), si contrapponeva alla corrente Yōga che aveva risentito dell’influenza occidentale degli Impressionisti. La corrente Nihonga, da un lato, intendeva porsi in continuità con la pittura tradizionale giapponese, dall’altro, si proponeva di innovare quest’ultima con l’adozione di nuove tecniche.

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