Piante e animali del Giappone: la camelia

Animali e piante, in particolare la camelia, sono motivi ricorrenti nell’arte giapponese (per approfondimenti v.: Maria Teresa Lattarulo, L’arte figurativa giapponese. Fiori, bellezze, visioni. 1400-2000, Progedit, Bari 2021, https://www.progedit.com/pro…/larte-figurativa-giapponese/ ); Maria Teresa Lattarulo, Luoghi famosi del Giappone. Viaggio attraverso l’arte, Progedit, Bari, 2023, https://www.progedit.com/prodotto/luoghi-famosi-del-giappone/  )

Il fiore della camelia, o rosa del Giappone, porta questo nome perché fu dedicato, dal naturalista svedese Linneo (1707-1778), al missionario gesuita moravo Kamel (1661-1706), botanico ed esperto di piante medicinali, che l’aveva importato da quel lontano paese. La Camellia japonica appartiene alla famiglia delle Teacee di cui fa parte anche la Thea sinensis o pianta del tè. Essa ha una forma ad arbusto, foglie ovali lucide verde scuro e fiori dal bianco al rosso. Dal suo frutto si trae l’olio di camelia, rimedio naturale dalle virtù cosmetiche e medicamentose.

L’importanza della camelia, o tsubaki (“albero dalle foglie lucenti”), nella cultura nazionale è comprovata dalle numerose poesie del Manyōshū – la più antica raccolta di poesie giapponesi, composte tra il 645 e il 760 d. C. – a essa dedicate. Tale fiore assume dunque il valore, nella letteratura, di un motivo ispiratore della poetica delle stagioni, tipica della sensibilità giapponese. Esso infatti è un preannuncio di primavera nel gelo dell’inverno.

La camelia, in Oriente, è simbolo di bellezza perfetta e amore eterno. Infatti i petali carnosi e tondeggianti, serrandosi a rosetta intorno ad un pistillo centrale, conferiscono alla sua corolla una forma perfettamente circolare. Tale conformazione compatta fa sì che il fiore non si sfogli petalo per petalo, ma cada integro formando un tutt’uno con il calice che lo sorregge, simbolo dunque di perfetta unione. La fine della camelia è stata anche accostata alla morte del samurai.

In Giappone la camelia è inoltre un emblema di perseveranza: la sua fioritura in un clima rigido, fra la fine dell’inverno, nelle regioni meridionali, e l’inizio della primavera, è manifestazione della capacità di questo fiore, pur così delicato, di sopportare con grazia le avversità. Per questo motivo essa è stata eletta a immagine dei cristiani perseguitati nel periodo Tokugawa (1615-1868) e della Vergine Maria. Molto ammirata è la “camelia di neve” che fiorisce sotto un manto di ghiaccio.

In Europa le prime camelie furono coltivate nel giardino della reggia di Caserta dove arrivarono nel XVIII secolo.

Nell’Ottocento il fiore fu reso celebre dal romanzo di Dumas figlio (1824-1895) “La signora delle camelie”, dal quale Verdi (1813-1901) trasse ispirazione per la sua “Traviata”. Quest’ultima opera lirica narra di una dama trasgressiva ed epicurea che muore compiendo un nobile gesto di rinuncia.

Ispirandosi ai dandy, che usavano portare una camelia bianca all’occhiello, la stilista Chanel (1883-1971) fece di questo fiore dalla sobria eleganza un simbolo della sua maison.

Uto Gyoshi, Zibetto, XVI secolo, The Metropolitan Museum of Art, New York

Nel dipinto su seta di scuola Kanō in commento lo zibetto, felino notturno dal soffice pelo, guarda con attenzione mista a diffidenza una lussureggiante camelia dai petali di velluto e dai pistilli dorati. Il manto dell’animale si può quasi accarezzare, tanto è particolareggiata la resa, con tecnica kegaki, dei singoli elementi che compongono il suo pelo, dipinti uno per uno con inchiostro sumi, per la parte in nero, e un pennello sottilissimo. Nel frattempo, una cinciallegra su un ramo di salice tenta disperatamente di farsi notare. Lo zibetto non era un animale originario del Giappone e rivela un’influenza cinese.

Kubo Shunman, Fiori di camelia, un netsuke ed un sigillo, XIX secolo, The Metropolitan Museum of Art, New York

Il genere dei kachōga, le immagini che raffigurano fiori e uccelli in delicati accostamenti, oppure piante e animali in generale, di origine cinese, fu riportato in auge dagli artisti dell’ukiyoe. Ciò avvenne, in particolare, nell’ambito dei surimono, le stampe augurali del nuovo anno con soggetti evocativi e simbolici. L’inizio della primavera si faceva coincidere con il primo giorno del primo mese e, così, le camelie rossa e bianche, insieme al ramo di pruno, rappresentano un lieto annuncio della stagione primaverile. La contrapposizione tra fiori semichiusi e fiore aperto, definiti petalo per petalo con la tecnica ricercata della stampa a rilievo o goffratura e rifiniti con l’uso di polveri metalliche, esprime la dialettica fra opposti yin e yang. Il netsuke, la piccola scultura in avorio di squisita fattura a destra, e il sigillo a sinistra sono paragonati simbolicamente ai fiori. Il sigillo infatti chiudeva un documento imprimendovi un segno di riconoscimento che ne garantiva l’autenticità e la riservatezza, cioè il fatto che potesse essere letto solo dal legittimo destinatario. La corolla della camelia appare di scultorea eleganza, come il netsuke, e i suoi petali, serrati l’uno all’altro in una rosa dalla conformazione piatta, sono come sigillati e non vengono via se non con la morte dell’intero fiore.

Ryūryūkyo Shinsai, Fiore di camelia e yokan avvolto in un involucro di bambù, 1811, The Metropolitan Museum of Art, New York

Nel surimono in esame il paragone è più prosaico, di tipo alimentare: la camelia screziata è comparata con lo yokan, una gelatina di fagioli che in quest’immagine appare avvolta in un involucro di bambù.

Rintei, Camelia e scatola per il tè, ca. 1820, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

Nel successivo surimono, anch’esso trattato con goffratura e pigmenti metallici, la camelia screziata in un vaso di porcellana dipinta con paesaggi in miniatura è posta accanto ad una scatola per il tè, anch’essa finemente decorata, e altri accessori per la cerimonia di questo prezioso liquido proveniente proprio dalle foglie di una varietà di pianta di camelia. In particolare, la scatola da tè è laccata con paesaggi delle “Otto vedute di Omi”, un soggetto che rappresentava vedute intorno a Kyōto e al lago Biwa; un cucchiaino da tè dalla forma allungata e ricurva è posato su un panno piegato in primo piano. Sul vaso che contiene il fiore, le parole “longevità” (su 壽) e “buona fortuna” (fuku 福) connotano il surimono come una stampa di Capodanno e attribuiscono un valore beneaugurale alla camelia.

 

Kōno Bairei, Camelia e airone grigio, 1883, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

In questa stampa di epoca Meiji l’accostamento è fra camelia bianca o lievemente rosata e aironi grigio chiaro dalle zampe sottili immerse nelle acque di una risaia. Il piumaggio dell’airone può assumere un colore candido come quello dei petali della camelia e, come quest’ultima, rappresentare la purezza.

Utagawa Toyohiro, Piccione e camelie, ca. 1810, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

In questa stampa ukiyoe a inchiostro dal formato longitudinale, simile a quello dei kakemono – i rotoli da appendere nella stanza del tè a carattere stagionale -, un piccione dal petto rigonfio veglia sull’esile camelia bianca. L’accostamento è indovinato perché questo fiore delicato è paragonato ad un animale tenero e mansueto.

Utagawa Hiroshige, Passero di Giava e camelia, 1843-47, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

Più maliziosi i riferimenti alla camelia rossa, qui raffigurata, nella consueta dialettica tra fiore aperto e fiore chiuso, immersa nel rigoglioso fogliame su un ramo angoloso che si assottiglia verso l’alto nel vuoto dello sfondo. Sul ramo si è posato un passero di Giava che, ruotando il capino, guarda verso il fiore chiuso. La poesia recita: “La camelia rossa, indifferente all’uccello che scende”. Una notazione interessante dal punto di vista biologico è che la camelia, fiorendo nel periodo invernale, viene spesso impollinata da piccoli uccelli che svolgono il ruolo degli insetti in primavera-estate.

Utagawa Hiroshige, Camelia e ciuffolotto, ca. 1833, The Metropolitan Museum of Art, New York

Qui il ramo sottile descrive una curva elegante che inizia con un fiore sbocciato e termina con una corolla che si schiude. Il ciuffolotto è in una posizione veramente audace, con il capino all’ingiù, reggendosi sulle zampette. La maestria degli intagli sulla matrice richiama i colpi di pennello degli originari rotoli verticali con i kachōga. La poesia recita: “I fiori della camelia cadono uno dopo l’altro non appena abbiamo spazzato il posto sottostante”.

Utagawa Hiroshige, Camelia e fringuello, ca. 1840, The Metropolitan Museum of Art, New York

In tale stampa, sempre in formato longitudinale, la complessità del disegno dei rami e del fogliame contrasta con la semplicità nella resa del fiore e dell’uccellino. La corolla dischiusa, che fa da contrappunto a quella ancora chiusa, è sormontata dal fringuello che ruota il capo verso destra. I versi alludono a fenomeni naturali: “La marea mattutina arriva velocemente quando soffia il vento da est”.

Utagawa Hiroshige, Occhio bianco giapponese e cinciallegra su un ramo di camelia, ca. 1840, The Metropolitan Museum of Art, New York

I profili slanciati dell’occhio bianco giapponese e della cinciallegra si stagliano sul ramo di camelia dalla lussureggiante fioritura, nella luce. I versi recitano: “Sopra un’unica stuoia di paglia, svolazzanti alla luce del sole – fiori di camelia rossa”. Essi richiamano alla mente una bella giornata invernale, quasi un anticipo delle uscite primaverili: infatti il kigo, il verso che contiene il riferimento stagionale, alludendo ai fiori di camelia rimanda alla fase di passaggio dall’inverno alla primavera.

Utagawa Hiroshige, Camelia alla casa da tè, dalla serie Una serie di buste delle cinquantatré stazioni [del Tōkaidō], ca. 1840, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

Suggestiva è questa stampa longitudinale che ci consente di avere una visione asimmetrica e parziale, quasi di spiare all’interno di una casa da tè. La curiosità dell’osservatore, dopo aver cercato di decifrare le insegne pendenti dall’alto, è attratta immediatamente dal vivido rosso dei fiori che occhieggiano dietro un recinto di bambù, forse parte di un piccolo giardino. Più in basso, sull’angolo di un tavolino, due tazze da tè dimenticate segnalano una cerimonia del tè appena conclusa. Dall’assenza dei partecipanti e dall’intensità dei fiori di camelia rossa dischiusi si desume che forse la coppia è coinvolta in appassionate attività delle quali l’assunzione del tè è un piacevole preliminare.

Utagawa Hiroshige, Passero e camelia ricoperta di neve, ca. 1845, The Metropolitan Museum of Art, New York

Nelle suggestive stampe con la neve lo sfondo si fa grigiastro per porre in risalto i bianchi fiocchi e il vellutato manto che si è delicatamente posato su rami, foglie e fiori. Il passero dal bianco petto in volo richiama la leggiadria di un fiocco di neve. La poesia recita: “Guarda sempre in alto per vedere dove è caduto il fiore della camelia sulla siepe”. Essa allude alla maestà della fine del fiore di camelia che non cade a terra, ma in alto sulla siepe.

Utagawa Hiroshige, Passero mattugia e camelia nella neve, ca. 1840, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

La camelia bianca col passero mattugia è quasi sopraffatta dal morbido e improvviso carico di neve. Il passero è un uccello invernale che porta fortuna avvistare il primo giorno di un nuovo anno.

Utagawa Hiroshige, Passeri e camelie nella neve, 1854, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

I passeri volano, l’uno planando e l’altro in picchiata, sempre secondo la dialettica fra opposti, in una deliziosa danza di fiocchi accanto ad una rustica struttura di paglia intrecciata, dall’essenzialità wabi sabi.

Utagawa Hiroshige, Anatre mandarine e camelie nella neve, ca. 1830, The Museum of Art Rhode Island School of Design (RISD Museum), Providence, RI

Una curva slanciata, ripresa dal ramo fiorito carico di neve, separa l’algido fiume nel quale nuotano le anatre mandarine dal grigio cielo. Su quest’ultimo contrastano in modo raffinato il bianco dei fiocchi e l’acceso rosso dei fiori. Gli uccelli hanno l’uno il becco aperto (yang), l’altro chiuso (yin), oltre ad essere fortemente differenziati per dimensioni e colori. Mentre essi scivolano elegantemente sulla liquida superficie in perfetta armonia di coppia, i versi recitano: “Come le antiche poesie dicono che nessuna onda raggiungerà il monte Matsu, così durerà l’amore per le anatre mandarine”. Essi sono del poeta waka Kiyohara Motosuke (908-990) e fanno parte della raccolta Hyakunin isshu (Cento poesie di cento poeti). La poesia contiene una “parola cuscino”, Matsuyama, nome di una montagna del Tohoku, a nord-est dell’isola di Honshu. Le parole cuscino erano termini poetici fortemente evocativi, in questo caso dell’idea di amore eterno.

Ohara Koson, Usignolo e camelia in fiore, 1900-1910, Rijksmuseum, Amsterdam

La monumentalità della camelia bianca, alla quale l’usignolo guarda quasi con fierezza, è ben espressa dalla stampa shinhanga in commento. Il ramo sottile dalle scure foglie e dai boccioli in parte ancora chiusi attraversa elegantemente il vuoto. Se si potesse fare un ritratto ad un fiore, sarebbe esattamente così.

Alphonse Mucha, La signora delle camelie, 1896, collezione privata

Il linearismo inquieto e febbrile di Alphonse Mucha, esponente dell’Art Nouveau, cattura l’immagine della misteriosa dama delle camelie che tanto affascinò il pubblico ottocentesco, su uno sfondo di stelle d’argento. La litografia è un manifesto di una rappresentazione teatrale. La novità è data dalla raffigurazione dell’esotico fiore della camelia, appena importata dal Giappone.

Le traduzioni in italiano dei versi citati, tratti dai siti dei musei, sono opera dell’autrice.

Stampa di copertina: Yoshida Toshi, Camellia and Bird, 1980

Per coloro che fossero interessati ad approfondimenti sull’arte giapponese, si segnalano:

Maria Teresa Lattarulo, L’arte figurativa giapponese. Fiori, bellezze, visioni. 1400-2000, Progedit, Bari 2021, acquistabile sul sito https://www.progedit.com/pro…/larte-figurativa-giapponese/ );

Maria Teresa Lattarulo, Luoghi famosi del Giappone. Viaggio attraverso l’arte, Progedit, Bari, 2023, acquistabile su https://www.progedit.com/prodotto/luoghi-famosi-del-giappone/ 

Entrambi i testi si trovano anche sui principali siti di vendita di libri e nelle principali librerie.

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