Paesaggi del Giappone: Osaka

Tra i paesaggi del Giappone, Osaka è uno dei più rappresentati nell’arte figurativa (per una guida artistica dei più famosi paesaggi giapponesi, v.: Maria Teresa Lattarulo, Luoghi famosi del Giappone. Viaggio attraverso l’arte, Progedit, 2023 https://www.progedit.com/prodotto/luoghi-famosi-del-giappone/)

Ōsaka è una grande città commerciale situata sull’omonima baia, tra i più grandi centri urbani del Giappone assieme a Tōkyō e Yokohama. Essa si trova sull’isola principale di Honshū, vicino Nara e Kyōto, su un altopiano (Ōsaka significa “grande pendio”) alla foce dei fiumi Yodo e Yamato ed è capitale dell’omonima prefettura. Di rilievo è l’isola fluviale di Nakanoshima. L’importanza storica della città è dovuta alla sua antichità: le sue origini risalgono infatti a epoca preistorica (periodo Jōmon, 10000 a.C. ca.-300 a.C. ca.). Nel periodo Kofun (300 ca.-552), detto periodo dei tumuli per la diffusione di tale sistema di sepoltura, il porto di Naniwatsu divenne il più importante del Giappone (Naniwa è l’antico nome di Ōsaka). Il rilievo dell’insediamento si desume dalla quantità di tumuli ivi ritrovati. Nel periodo Asuka-Hakuhō (552-710), fu proprio grazie all’attività del porto di Naniwatsu che furono introdotti in Giappone il buddhismo, proveniente dalla Corea, e la scrittura in caratteri cinesi. Per due volte la capitale del Giappone fu spostata da Asuka a Naniwa, prima di passare a Nara e poi a Kyōto. Nel periodo Heian il condottiero Toyotomi Hideyoshi (1537-1598) costruì il castello di Ōsaka, tutt’oggi monumento principale della città e uno dei più importanti siti dove si ammirano i ciliegi in primavera; nel periodo Edo la fiorente Ōsaka divenne centro delle arti, sviluppando anche una propria scuola di stampe del mondo fluttuante o ukiyoe. La cultura dell’intrattenimento cittadino fiorì come a Edo e Kyōto: non mancavano teatri e quartieri di piacere. Fu a quell’epoca che Ōsaka conseguì la sua fama, attualmente goduta, di “cucina del Giappone”, grazie agli scambi di generi alimentari. Oggi essa è una vivace e godereccia città portuale, con una animata vita notturna segnalata da iconiche insegne al neon. Fortemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale, è stata ricostruita grazie all’intervento di urbanisti giapponesi e occidentali. La sua fisionomia è tutt’oggi caratterizzata dalla presenza di numerosissimi canali e ponti che diedero origine all’espressione “Gli ottocentootto ponti di Naniwa” ad indicare, con tale numero, l’idea di ciò che è incalcolabile.

Anonimo, Paravento con scene di Ōsaka, a otto pannelli, XVII secolo, Schloss Eggenberg, Graz

 

 

 

 

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In questo paravento degli inizi del diciassettesimo secolo è rappresentata la città di Ōsaka con il suo castello all’epoca del suo massimo splendore raggiunto grazie al condottiero Toyotomi Hideyoshi. Si tratta dell’unica testimonianza di questo breve periodo prima della caduta di Hideyoshi e dell’avvento dei Tokugawa. Dalle nubi dorate, sbalzate a raffigurare fiori e costituenti zone di vuoto (un vuoto fiorito) che si inseriscono nel dipinto, emergono, a volo d’uccello, i particolari salienti: il castello con la fuga di tetti sovrapposti e il fossato (1), un signore feudale (daimyō) che vi entra col suo seguito in costume (2), un uomo in una lettiga dal largo seguito che potrebbe essere lo stesso Hideyoshi, lo sport della falconeria, passatempo del condottiero, la cerimonia del tè da quest’ultimo promossa, i commerci da lui favoriti e la vita della città con i suoi ristoranti, locande e negozi, il lavoro e i divertimenti (3). Sono visibili vari edifici religiosi fra cui il santuario shintoista Sumiyoshi, uno dei più antichi del Giappone, tuttora esistente, con il suo ponte ad arco ed un palco per la danza. Una processione procede dal tempio al porto, allo scopo di chiedere protezione, nel momento più caldo dell’anno, contro carestie ed epidemie (4). Il paravento rappresenta la suggestiva danza del leone che si svolgeva in quell’occasione.

Utagawa Hiroshige, La foce del fiume Aji a Ōsaka, 1840-42 ca., Los Angeles County Museum of Art

Le navi si affollano, con i loro alberi svettanti, alla foce del fiume Aji, cariche delle più varie merci, mentre il passaggio di una folla variegata è “fotografato” sul ponte con un’inquadratura che taglia parte dell’immagine, come si vede dall’ombrello di uno dei passanti, con effetto dinamico (sembra che le figure scivolino via oltre i bordi).

Katsushika Hokusai, Monte Tenpō alla foce del fiume Aji, 1834 ca., British Museum, Londra

Naniwa era un centro che ferveva delle attività più variegate. Il fiume Aji, che era uno dei principali corsi d’acqua, fu dragato per facilitare l’attracco delle numerose barche mercantili, come quelle raffigurate nella stampa precedente. Si formò così un monte di sabbia, detto Tenpō dall’omonimo periodo storico (1830-1844), che, coperto di ciliegi in primavera, divenne un’attrazione dove trascorrere il tempo libero. La stampa di Hokusai ne riprende la forma a guscio di tartaruga, simile a quella di una montagna, il monte Hōrai, venerata dal daoismo e simbolo di immortalità. I colori di questa stampa dipingono il monte Tenpō, che sembra emergere dalle nuvole come una visione, quale un’oasi incantevole nella città. Il rilievo artificiale esiste tuttora ed è coperto da un parco.

Yashima Gakutei, Il fiume Aji di Ōsaka dal rifugio antipioggia sul monte Tenpō, 1834, Minneapolis Institute of Art

Come si è detto, il monte Tenpō era un luogo di svaghi. Se ne ha un esempio in questa stampa raffigurante un originale gioco che consisteva nel passare attraverso dei pilastri e che serviva a ingannare il tempo durante la pioggia. Esso era considerato un portafortuna ed era una tradizione che proveniva dalla Sala del Grande Buddha del tempio Tōdaiji a Nara. Osserviamo il particolare umoristico di sandali caduti e di facce intente nello sforzo di passare dalle cavità. Inquadrato nella struttura in legno dell’edificio, il paesaggio del fiume Aji è idilliaco, con pini e barche che veleggiano verso le colline avvolte dalle nuvole.

Utagawa Hiroshige, Scena del mercato serale nel distretto di Junkei, Ōsaka, 1835, British Museum, Londra

Nella zona di Junkei, vicino al distretto teatrale di Dōtonbori, si teneva un mercato serale. Hiroshige si sbizzarrisce, in questa stampa lievemente caricaturale, nella raffigurazione di ogni genere di frequentatori, dalla giovane che si guarda intorno incantata all’anziana concentrata sul suo bastone, al fanciullo che sgranocchia qualcosa, fino al cliente che osserva bene il pesce prima dell’acquisto.

Utagawa Kunikazu, Veduta del ponte Tamae, dalla serie Naniwa hyakkei: Cento vedute di Ōsaka, 1860, Library of Congress, Washington, D.C.

In quest’opera, il ponte Tamae è raffigurato da un punto di vista leggermente ribassato, in modo da descrivere la ripidità della curva che conduce alla sua sommità. Le assi di legno paiono rimbombare degli zoccoli del cavallo di un signore feudale e del rumore ritmico dei passi in marcia del suo seguito, mentre alcuni passanti osservano inginocchiati. Le ringhiere descrivono audaci archi sui quali lo sguardo scivola letteralmente verso lo sfondo con alberi e case, nel quale svettano un’impalcatura a forma di torre e una pagoda.

Yashima Gakutei, Il ponte in pietra sul fiume Aji vicino alla collina Nii, Ōsaka, dalla serie Luoghi famosi in Ōsaka: belle vedute del monte Tenpō, 1834 ca., The Art Institute of Chicago

Nell’immagine di questo ponte in pietra sul fiume Aji si avverte l’atmosfera tranquilla di un pomeriggio d’estate nei pressi del monte Tenpō. La foschia di una giornata afosa pare diradarsi nella parte inferiore dell’immagine, ma ancora c’è bisogno di ventagli e parasole o di cercare il fresco su languide barche. La raffigurazione, su un piano intermedio, della slanciata forma del ponte incornicia elegantemente la visione in lontananza delle montagne e del cielo dalle delicate sfumature.

Katsushika Hokusai, Il fiume Yodo al chiaro di luna, dalla serie Neve, luna e fiori (Setsugekka), 1831-1835, Rijksmuseum, Amsterdam

Ecco una romantica veduta dall’alto del fiume Yodo con la luna e del castello con le sue mura. La luce argentea illumina il cielo e si riflette sulle acque e sui tetti. Mentre uomini sono ancora al lavoro o si spostano sulle barche, già la pace della sera scende sulle fatiche umane.

Yashima Gakutei, Il festival di Tenmangu a Ōsaka, 1834, The Metropolitan Museum of Art, New York

Nella stampa che precede, l’atmosfera della festa (il festival di Tenmangu) è trasmessa dal ponte gremito di gente e dal fiume brulicante di barche, dalla moltitudine di lampade e dagli striscioni che garriscono al vento. Ogni cosa è sommersa da una pioggia di stelle realizzate con i fuochi d’artificio.

Totoya Hokkei, Fiore di pruno di Osaka, dalla serie Una serie per l’associazione dei poeti Hanazono, 1823, Rijksmuseum, Amsterdam

Naniwa era anche nota per i fiori di pruno e il sake. In questo surimono – cartolina dai raffinati motivi, anche commentati da poesie, per circostanze augurali – il delicato ramo di pruno a destra è ripreso dalla coppa di sake in conchiglia bianca a sinistra. Accanto a quest’ultima, a destra, si vede un’altra coppa di lacca rossa semicoperta da un panno e raffigurante un animale mitologico, lo shōjō, che si diceva bevesse sake; a sinistra, una piccola coppa di sake galleggia nell’acqua in una coppa più grande, d’argento, incastonata in un supporto di lacca nera a contrasto. Assistiamo quasi a una scultorea natura morta di coppe di sake, dalla più grande alla più piccola, caratterizzata dalla forte presenza simbolica e cromatica degli oggetti e che però ha qualcosa di vivo nel commovente spuntare del ramo fiorito.

Yoshida Hiroshi, Castello di Ōsaka, 1935, Museum of Fine Arts, Boston

In questa stampa shinhanga dalle tonalità sfumate e dalla vena nostalgica, il castello di Ōsaka svetta, con le sue mura, i suoi tetti sovrapposti e le sue decorazioni in lamina d’oro, su un laghetto primaverile che ne riflette gli antichi trionfi. Esso sorge sull’altopiano Uemachi daichi e fu costruito da Toyotomi Hideyoshi dopo l’assedio e la distruzione del tempio fortificato Ishiyama Honganji da parte del condottiero Oda Nobunaga (1534-1582). Il tempio infatti, con la sua importante setta religiosa, si poneva come un ostacolo all’unificazione del Giappone. I missionari europei descrissero l’edificio come una meraviglia del mondo, ma il suo splendore durò poco. Successivamente infatti il castello e la città di Ōsaka furono distrutti dai Tokugawa allo scopo di eliminare il ricordo della grandezza di Toyotomi. Oggi il castello è ancora visitabile, benchè ricostruito.

Tsuchiya Kōitsu, Notte illuminata dalla luna al castello di Ōsaka, 1932

Una notte di luna dall’inquieto cielo di nuvole ha avvolto il castello di Ōsaka dai possenti bastioni che si specchiano nel fossato. La luce si riflette sulle mura antiche e su teneri fiori di ciliegio. Il castello veglierà ancora su Ōsaka, notte dopo notte.

Kawase Hasui, Mattina a Dōtonbori, Ōsaka, dalla serie Ricordi di viaggio II, 1921, Museum of Fine Arts, Boston

In questo paesaggio mattutino, ancora shinhanga, la luce irrompe dall’angolo sinistro del quadro, dissolvendo le ultime ombre azzurrine della notte. L’essenzialità del cromatismo accentua gli effetti luministici. La prospettiva, più che geometrica, è atmosferica (come nella pittura cinese a inchiostro): le case diventano sempre più stilizzate e sfocate man mano che ci si allontana, dissolvendosi infine nell’aereo pulviscolo luminoso. Il fiume, ritratto di scorcio anziché frontalmente, appare dinamico: pare di osservare la corrente muoversi, trascinando via le barche all’orizzonte. Parallelo al fiume d’acqua sembra scorrere un fiume di luce, nel quale i gabbiani paiono nuotare.

Oggi il canale di Dōtonbori ha perso il suo aspetto decadente e scintilla di enormi cartelloni pubblicitari al neon. Già nel periodo Edo era un’area commerciale e di teatri kabuki e bunraku (delle marionette). Esso è rimasto una zona di intrattenimento, ricca di negozi, ristoranti e locali notturni.

Kawase Hasui, Sera a Sōemonchō a Ōsaka, dalla serie Vedute selezionate del Giappone II, Edizione del Kansai, 1933, Museum of Fine Arts, Boston

Sul far della sera, figure solitarie percorrono le strade del quartiere di intrattenimenti di Sōemonchō, tuttora esistente. Agli inizi del periodo Shōwa (1926-1989), epoca di questa stampa, prima che la guerra causasse restrizioni, il distretto era molto frequentato da commercianti e marinai ed era popolato da case da tè dove si potevano trovare cortigiane e geisha. Frequentare il quartiere era uno status symbol.

In questa stampa, l’idea di divertimenti in atto si desume solo dall’enorme quantità di luci elettriche che hanno soppiantato le lampade di carta e illuminano le facciate di grandi caseggiati scuri, fuoriuscendo come lame dalle porte dischiuse. Taglia verticalmente l’immagine un alto palo della luce accanto al quale, come un ricordo del passato, è appesa una lampada tradizionale. Le figure umane, che non appaiono coinvolte in intrattenimenti, sono quelle di una coppia che torna a casa, di due geisha dagli elaborati obi che forse iniziano una serata e di individui sparsi, sperduti sul fondo irreale di un illuminato deserto urbano.

Kawase Hasui, Veduta dal Takatsu in Ōsaka, dalla serie Ricordi di viaggio III, 1924, Museum of Fine Arts, Boston

In questa stampa shinhanga, il contrasto fra la sagoma del tetto del santuario Takatsu, dalla quale pare staccarsi una stella, e il cielo notturno illuminato dalle luci metropolitane infonde la nostalgia del confronto fra antico e nuovo Giappone. La composizione asimmetrica è esaltata dalla geometria del sentiero diagonale che attraversa la pavimentazione. La sobria armonia dei grigi e dei blu evoca la quiete della sera con tutto il suo senso di pathos delle cose: quello del tempio deserto accanto alla città piena di vita, quello della stella vivida e, anch’essa, solitaria. Le luci della città emergono dall’azzurro, dove incerto è il confine fra gli edifici e il cielo. Esse consentono all’autore di realizzare un gioco di sfumature che rende l’intensità dei bagliori di luce nel blu profondo e siderale.

Ulteriori paesaggi si trovano in:

Maria Teresa Lattarulo, Luoghi famosi del Giappone. Viaggio attraverso l’arte, Progedit, 2023 https://www.progedit.com/prodotto/luoghi-famosi-del-giappone/

https://www.amazon.it/Luoghi-famosi-Giappone-Viaggio-attraverso/dp/8861946135/

https://www.lafeltrinelli.it/luoghi-famosi-del-giappone-viaggio-libro-maria-teresa-lattarulo/e/

https://www.mondadoristore.it/Luoghi-famosi-Giappone-Maria-Teresa-Lattarulo/eai978886194613/

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