Svolgimento della cerimonia del tè

 

Utagawa Kunisada II, Tea ceremony, Museum of Fine Arts Boston,1864
Utagawa Kunisada II, Tea ceremony, Museum of Fine Arts Boston,1864

Lo svolgimento della cerimonia del tè, che è stato illustrato, collocato storicamente e spiegato nel contesto delle idee elaborate dallo spirito orientale nel Libro del tè di Okakura Kakuzō, si ispira ai principi filosofici del taoismo e dello zen. Alla stanza del tè (sukiya) si accede attraverso un sentiero che consente di realizzare quello stato di distacco dal mondo e raccoglimento spirituale nel quale ci si deve immergere per poter gustare la squisitezza e la raffinatezza del tè. Il sentiero (roji) è immerso nella penombra di piante sempreverdi e adorno di lanterne di granito. Quando si giunge alla stanza del tè, che è una semplice capanna con un tetto di paglia e una struttura di bambù, bisogna chinarsi per passare attraverso una piccola porta. Questo rituale pone i partecipanti alla cerimonia in un atteggiamento di umiltà consono con la povertà elegante dell’ambiente. Nella stanza, i cui materiali leggeri e semplici ricordano la tradizionale architettura delle case giapponesi, vi è un piacevole silenzio infranto solo dal tintinnio di pezzetti di ferro posti all’interno della teiera e mossi dall’acqua in ebollizione. La luce è soffusa e i colori tenui. Nessun oggetto nuovo deve turbare l’armonia della casa del tè. Gli ornamenti, consistenti in fiori o dipinti, sono temporanei e disposti secondo regole di estetica. Se vi è un fiore, non deve esservi un dipinto a sfondo floreale perché creerebbe una ripetizione di motivi; se un oggetto è di colore nero non deve essere accostato ad un altro dello stesso colore. Anche i legni sono scelti fra essenze diverse.

La preparazione del tè è altrettanto accurata e anch’essa segue delle regole che sono state codificate nel tempo. Tuttavia il modo in cui oggi si prepara il tè è diverso da quello in cui lo si preparava una volta. Si è passati infatti dall’epoca del tè bollito a quella del tè frullato e infine a quella del tè infuso, seguendo le fasi della civilizzazione cinese ed in modo particolare gli usi vigenti in Cina presso le dinastie dei Tang, dei Sung e dei Ming.

Inizialmente il tè era una bevanda con molti ingredienti, compresa ad esempio la cipolla e vi si aggiungeva il sale. Con la dinastia Tang la preparazione della “spuma di liquida giada” cambiò e diventò un’arte nella quale, secondo la legge che vede l’universale riflesso nel particolare, si manifestava l’armonia dell’universo. Le regole di quest’arte furono dunque codificate e riguardarono tutto il procedimento di preparazione a partire dalla scelta delle foglie: secondo il poeta cinese Lu Wu, autore del primo libro sul tè, le foglie migliori devono “piegarsi come gli stivali di cuoio dei cavalieri tartari, arricciarsi come le corna di un bue potente, schiudersi come la nebbia che sale da un burrone, scintillare come un lago sfiorato dallo zefiro ed essere umide e molli come terra bagnata dalla pioggia”. Il poeta descrisse anche i tre gradi di ebollizione dell’acqua, il primo nel quale le bollicine, simili a occhi di pesce, compaiono sulla superficie dell’acqua; il secondo quando esse somigliano a perle di cristallo in una fontana; il terzo quando l’acqua bolle furiosamente nella teiera. Lu Wu suggerì inoltre di sorseggiare il tè in tazze di porcellana di colore azzurro perché esso avrebbe conferito alla bevanda una piacevole sfumatura ambrata.

Con la dinastia Sung si affermò il tè frullato e scomparve l’uso del sale. A quell’epoca fu la scuola Zen della Cina meridionale a formulare un rituale del tè: la cerimonia del tè del Giappone è derivata dall’usanza dei monaci cinesi di radunarsi intorno ad un’immagine sacra e di bere il tè da un’unica tazza secondo norme precise. In seguito all’invasione e conquista della Cina da parte dei Mongoli nel XIII secolo molti aspetti della cultura cinese si persero e cambiò il modo di preparare il tè che oggi non è più frullato, ma infuso. Tuttavia i principi della cerimonia del tè elaborati dal movimento Sung furono conservati dal Giappone che li trasmise nel tempo, come illustrato qui.

Tsuki

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