La scuola Kanō è stata la più importante e longeva scuola pittorica del Giappone: nata a Kyoto nel XV secolo e spostatasi successivamente a Edo, la sua influenza si è protratta fino al XIX secolo; dunque tale scuola ha esercitato una egemonia culturale per più di trecento anni. Le ragioni di detta rilevanza e fortuna sono da ricercarsi sia nella storia della scuola che nello stile.
Kanō Masanobu, Paesaggio
Storicamente, la scuola Kanō è stata caratterizzata dal fatto che gli insegnamenti e i canoni di pittura siano stati trasmessi all’interno di una stessa famiglia, di generazione in generazione. Solo per citare le prime tre, il fondatore, dal quale la scuola prende il nome, fu Kanō Masanobu (1434–1530, periodo Muromachi) che adottò la tecnica cinese della pittura zen a inchiostro sumi; lo stile fu elaborato e fissato dal figlio Kanō Motonobu (1476–1559) e portato al massimo fulgore, adeguandolo alle esigenze ed al gusto della committenza, dal nipote Kanō Eitoku (1543–1590, periodo Momoyama).
Kanō Motonobu, Uccelli e fiori delle quattro stagioni
Kanō Eitoku, Cipresso (particolare), 1590, Tokyo National Museum
Nel tempo la tecnica sarebbe cambiata col mutare dei committenti, raggiungendo una compiuta maturità nel periodo Edo con Kanō Tan’yū (1602–1674). All’interno della scuola Kanō si affermò anche una pittrice, Kiyohara Yukinobu (1643–1682), nipote di Kanō Tan’yū.
Per quanto riguarda lo stile, la scuola Kanō è partita, come si è detto, dalla pittura Kanga cinese a inchiostro, con soggetti tipicamente cinesi quali i paesaggi, per poi fondersi mirabilmente con la pittura giapponese Yamato-e dalle vivide superfici colorate e dai soggetti come fiori, uccelli, alberi ai quali erano attribuiti significati simbolici.
Castello Nijo, Kyoto, sala udienze
Tale scuola ha poi ampiamente usato il fondo oro per conferire un senso di sontuoso splendore e ha adottato, come supporti, i paraventi e le porte scorrevoli, diventando, così, la corrente artistica prediletta dell’aristocrazia guerriera dagli ampi castelli i cui interni, riccamente decorati, dovevano trasmettere potenza e incutere soggezione.
Nel periodo Momoyama un importante committente fu Toyotomi Hideyoshi; nel periodo Edo lo shogunato si insediò nella città omonima con i Tokugawa e conseguentemente si trasferì anche la scuola Kanō. Se nel periodo Momoyama lo stile era improntato al lusso e al senso di ricchezza, con i Tokugawa esso divenne più raffinato ed essenziale.
L’ukiyo-e coesistette con la scuola Kanō senza scalfirne l’importanza come scuola pittorica delle élites governative: anche gli artisti che non afferivano a tale scuola erano formati ai suoi canoni, nel corso del loro periodo di apprendistato, da maestri Kanō. Fu solo nel XIX secolo, con l’inizio dell’era Meiji (1868-1912) e del processo di occidentalizzazione, che la scuola Kanō, essendo un simbolo di quella cultura del Giappone feudale che si voleva superare, iniziò il suo inesorabile declino.
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L’immagine del castello Nijo è tratta da:
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