Principi filosofici ed estetici della cerimonia del tè

Principi filosofici ed estetici della cerimonia del tè

Principi filosofici ed estetici della cerimonia del tè

Come si è accennato in precedenza, qui e qui, la cerimonia del tè si ispira ai principi filosofici del taoismo e dello zen. In base ad essi, la stanza del tè (sukiya) è definita come “dimora della fantasia”, “dimora del vuoto” o “dimora dell’asimmetria”, a seconda delle diverse concezioni dei maestri del tè che si esprimono nei diversi caratteri con cui è scritta la parola sukiya. Essa è “dimora della fantasia” in quanto “non è che una semplice costruzione che serve di asilo alle impressioni poetiche”, come scrive il critico Okakura Kakuzō nel Libro del tè (Elliot, anno originario di pubblicazione 1906, ultima edizione in traduzione italiana 2014, capitolo IV). Questo concetto filosofico, che è alla base anche delle concezioni estetiche che ispirano l’arte giapponese, è sviluppato dai concetti successivi.

In particolare, il concetto di stanza del tè come “dimora del vuoto” si rifà ai principi dello zen per i quali il vuoto è l’elemento che ha maggiore importanza nelle cose: ciò che connota una casa non sono infatti le pareti e il soffitto, ma lo spazio vuoto che è da essi delimitato e nel quale è possibile entrare; l’importante in una brocca non è il contenitore o il materiale di cui è fatto, che sia creta o argento, ma lo spazio vuoto che in essa può essere riempito. Questo spiega la povertà dei materiali della stanza del tè – nonchè le sue piccole dimensioni: essa, in nome della semplicità, è “più piccola delle più piccole case giapponesi” (ibidem, capitolo IV) – atti a far risaltare il vuoto che deve essere riempito dai pensieri e dalle suggestioni di chi la abita. Affastellare oggetti e arredi per conferire un senso di ricchezza, come è uso nell’architettura di interni occidentale, avrebbe l’effetto di soffocare l’ispirazione artistica e la meditazione spirituale.

Solo pochi essenziali elementi riempiono il vuoto della casa del tè facendo da fonte per l’ispirazione: il tokonoma, l’altare di legno ispirato a quello dei monasteri zen, recante la composizione floreale e il dipinto da contemplare. Questi elementi ornamentali, come visto in precedenza, cambiano sempre e non danno mai luogo a ripetizioni, perché “come non si possono ascoltare contemporaneamente diversi brani musicali, così si può comprendere il bello unicamente quando ci si concentra su un motivo particolare” (ibidem, capitolo IV).

La povertà dei materiali e l’essenzialità degli arredi sono anche espressione del concetto buddista di impermanenza che fa prevalere lo spirito sulla materia a causa della natura effimera, provvisoria, passeggera di quest’ultima: “Così, nella Stanza del Tè, la fugacità delle cose si trova suggerita dal tetto di paglia, dalla fragilità delle esili colonne, dalla leggerezza delle travi di bambù, dalla loro apparente noncuranza e dall’impiego di materiali comuni. Il concetto dell’eternità risiede unicamente nello spirito, che incarnandosi in queste semplici cose le abbellisce della luce che emana dalla sua raffinatezza” (ibidem, capitolo IV).

Infine la stanza del tè è “dimora dell’asimmetria”. I pochi elementi decorativi in essa presenti, infatti, sono spesso lasciati incompiuti. L’arte giapponese è tendenzialmente asimmetrica perché il bello, secondo le filosofie orientali, non è dato tanto dalla perfezione in sé quanto dalla sua ricerca. Secondo il taoismo la vita è sviluppo, dinamismo: la forma deve essere asimmetrica, incompleta affinchè la simmetria, la completezza possano essere create nella mente di chi la contempla. Una forma già simmetrica è compiuta, statica, non suggerisce niente e non stimola alcun processo mentale creativo e dinamico in chi la osserva.

Molto spazio, nell’arte giapponese, è perciò lasciato al non detto, alla suggestione: l’opera d’arte si limita a suggerire qualcosa allo spirito, il resto è lasciato all’immaginazione di chi guarda.

L’immagine è stata tratta da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Y%C5%8Dsh%C5%AB_Chikanobu_Cha_no_yu.jpg?uselang=it

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