Una pittrice nell’arte giapponese: Uemura Shōen

Sebbene non siano mancate, nell’arte giapponese, le donne pittrici, la più conosciuta fra esse è Uemura Shōen di cui riportiamo di seguito la biografia e il commento ad alcune opere.

Uemura Shōen nacque in provincia di Kyōtō il 23 aprile 1875 e morì nel distretto di Nara il 27 agosto 1949. Uemura era la seconda figlia di un mercante di tè. Il suo vero nome era Uemura Tsune e lo pseudonimo le fu dato dal suo maestro Suzuki Shōnen come riconoscimento del suo talento.
Studiò diversi stili di pittura tradizionale giapponese fra i quali le scuole Kanō e Sesshū. Dopo aver vinto alcuni premi a livello locale e nazionale si concentrò sull’obiettivo di esporre le sue opere alla mostra governativa Bunten. L’acquisto del suo dipinto “La bellezza delle quattro stagioni” da parte del duca di Connaught decretò il suo successo internazionale. Durante la Seconda guerra mondiale  intraprese un viaggio nella zona di guerra in Cina, su invito del Governo giapponese, a scopo di propaganda e per tranquillizzare la popolazione. Quest’ultima impresa fu affrontata nonostante l’età ormai avanzata. Ebbe numerosi e prestigiosi riconoscimenti culturali.
Anche Uemura, come Yokoyama, fa parte della corrente Nihonga di cui abbiamo trattato in questo blog. Nel quadro di questa appartenenza, Uemura ha aderito al genere tradizionale del bijinga, avente ad oggetto la raffigurazione della bellezza femminile. Le opere che stiamo esaminando appartengono a questo genere e lo modernizzano.
Uemura Shōen

Esprimendo il desiderio di una lunga vita su crisantemi (1939), di Uemura Shōen, Tokyo Fuji Art Museum

Il primo dipinto è intimista e riprende la scena di una comunicazione spirituale con la natura. La figura femminile ha il busto leggermente inclinato e si protende delicatamente con il capo, reclinandolo da un lato, verso i fiori di crisantemo all’altra estremità del dipinto. I contorni sono netti e campiti dal colore piatto: solo le eleganti fantasie, l’effetto sfumato e naturalmente cangiante della seta del panneggio interrompono l’uniformità della superficie. La capigliatura è trattata con miniaturistica attenzione al dettaglio dei singoli capelli, producendo intorno al viso candido quasi una delicatissima aureola. L’accurata pettinatura corrisponde al tipo dello shimada a scatola. Le sopracciglia sono ali sfumate, la bocca il petalo di un fiore, lo sguardo è colmo di tenerezza.

Uemura Shōen

Donna che attende il sorgere della luna (1944), di Uemura Shōen, Adachi Museum of Art

Nel secondo dipinto, la giovane donna affacciata ad un balcone è ritratta da Uemura Shōen in quel momento della sera in cui sorge la luna. La luce azzurrina si accorda con le tonalità del kimono che presenta le tradizionali fantasie degli abiti femminili giapponesi e che è composto da più strati. Un particolare delicato è la trasparenza del kimono esterno attraverso il quale è possibile vedere la stoffa a fantasia geometrica di colore bianco e rosso dello strato sottostante. Il fiocco dalle tonalità pastello rosa e verde si addice alla freschezza dell’insieme e forse corrisponde allo stile di pettinatura dello shimada del tipo momoware. La trama finissima dei capelli vela delicatamente la fronte e l’orecchio. L’espressione è sognante.

Uemura Shōen

Grossi fiocchi di neve (1944), di Uemura Shōen, Adachi Museum of Art

In una luminosa giornata invernale grossi fiocchi di neve danzano contro un cielo di seta dorata. L’improvvisa nevicata ha sorpreso due donne che, quasi sorridendo della piccola e inattesa contrarietà, si affrettano a correre ai ripari. L’una, quella che segue, forse la più giovane, si copre con il manto azzurro e viola il capo, la bocca e le orecchie e ha le mani interamente avvolte dalle maniche del vestito; l’altra si limita a tenere una mano sotto una manica e con l’altra solleva il kimono, decorato con vivaci fantasie, per fare più in fretta. La graziosa levità dei due ombrellini, uno visto dall’esterno e l’altro ripreso nella sua delicatissima struttura interna, ha la poesia di un dialogo. La scena è quasi fotografica nella sua resa di un istante. E’ possibile paragonarla con “Che freddo!” di Giuseppe De Nittis, un autore che può farsi rientrare nella corrente del Giapponismo perchè conobbe l’arte giapponese e ne fu influenzato. In entrambi i casi è ritratta la spontaneità di un momento di vita quotidiana; in Uemura c’è anche, però, la volontà di consegnare al ricordo alcuni teneri aspetti del suo mondo, un mondo che all’epoca di questo dipinto, alla fine della guerra, stava per essere travolto per sempre.

Uemura Shōen

Che freddo!, De Nittis, 1870, Palazzo della Marra, Barletta

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Le immagini sono state tratte da: https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/making-a-wish-for-a-long-life-on-chrysanthemums/MwGZ0DzqEIoUzw?hl=it&projectId=art-project

http://www.lingnanart.com/2013-J-master/J-master-shoen-009.htm

https://www.google.com/culturalinstitute/asset-viewer/large-snowflakes/6gFlCqy4-BIjJA?hl=it&projectId=art-project

http://freemaninrealworld.altervista.org/un-italiano-a-parigi-giuseppe-de-nittis/