La scuola Rinpa

La scuola Rinpa

Shikou Watanabe, Monte Yoshino (paravento)

La nascita della scuola pittorica Rinpa che, riprendendo e rinnovando i temi della pittura giapponese yamato-e (periodo Heian [794-1185], seconda metà del nono secolo), ha influenzato sia l’ukiyo-e e il Nihonga sia la pittura europea, si può far risalire al primo periodo Edo (1615-1868): nel 2015 se ne sono celebrati i quattrocento anni. Rinpa significa “scuola di Kōrin” (da pa, o scuola, di [Ko-]rin), dal nome dell’artista Ogata Kōrin (1658-1716); fondatori di tale corrente sono però considerati da fonti accreditate il calligrafo Hon’ami Kōetsu (1558-1637) e, soprattutto, il pittore Tawaraya Sōtatsu (morto nel 1640 circa).

La scuola RinpaTawaraya Sōtatsu, Waves at Matsushima, c. 1600–40, lato destro di una coppia di paraventi a sei ante, inchiostro, colore, oro e argento su carta, Freer Gallery of Art

Il tratto fondamentale di tale scuola consisteva nell’abbandono della tecnica tradizionale che prevedeva l’uso di colori solidi, piatti, opachi e della linea di contorno e nell’impiego di una tecnica caratterizzata dai colori sfumati. Il significato a ciò sotteso era il credo buddista dell’illusorietà del mondo visibile.

Ogata Kōrin, Red and White Plum Blossoms, periodo Edo, XVIII sec., coppia di paraventi a due ante, colore e foglia d'oro su carta, patrimonio nazionale (MOA Museum in Atami, Giappone)
Ogata Kōrin, Red and White Plum Blossoms, periodo Edo, XVIII sec., coppia di paraventi a due ante, colore e foglia d’oro su carta, patrimonio nazionale (MOA Museum in Atami, Giappone)

Ad esempio, una delle tecniche utilizzate era tarashikomi (cioè “gocciolamento”). Essa consiste nel creare, su un primo strato di pittura non ancora asciutto, delle “pozze” di colore o inchiostro che, a seconda del pigmento utilizzato e del materiale di supporto (carta, seta etc.), si allargano da sé in modo casuale, creando macchie sfumate. Esse conferiscono al dipinto dimensionalità e senso dell’effimero, dunque dell’incertezza.

Inoltre, la tecnica usata dalla scuola Rinpa è definita “senz’ossa” (mokkotsu) in quanto, a differenza della tecnica tradizionale, non utilizzava l’inchiostro per delineare i contorni, ma per creare sfumature chiare o scure. Dunque, nelle opere Rinpa, la linea di contorno (“ossatura” dell’immagine) è assente.

Attribuito a Kitagawa Sosetsu, Hollyhocks and Pinks, metà XVII sec., rotolo da appendere, inchiostro e colori su carta, Arthur M. Sackler Museum, Harvard University Art Museums
Attribuito a Kitagawa Sosetsu, Hollyhocks and Pinks, metà XVII sec., rotolo da appendere, inchiostro e colori su carta, Arthur M. Sackler Museum, Harvard University Art Museums

Sia i pigmenti sia i materiali sono naturali (a differenza dell’ukiyo-e che impiegava, oltre ai pigmenti naturali, anche colori realizzati chimicamente quali il blu di Prussia introdotto in Giappone dagli olandesi). Ogni pigmento ha un peso differente e quindi viene assorbito in modo diverso dal materiale sottostante, creando un proprio effetto. Ad esempio, la polvere di conchiglia e il corallo avranno un peso diverso dall’azzurrite o dalla malachite. I pigmenti impiegati erano minerali, metalli (come oro e argento, largamente adottati per gli sfondi), colori vegetali. In alcuni casi il legante era una colla di origine animale. Per esempio, l’inchiostro sumi utilizzato per realizzare effetti chiaroscurali era prodotto da fuliggine e lisca di pesce o pelli di animali. Il gofun, usato sia per trattare la base del dipinto sia come pigmento bianco brillante, era invece carbonato di calcio ricavato dalla riduzione in polvere della conchiglia dell’ostrica o di altri molluschi. Fra i materiali di supporto impiegati c’erano la seta e la carta washi, quest’ultima ricavata dal gelso, ma anche da bambù, canapa, riso e grano. Oggi la carta washi è stata inserita nel patrimonio culturale UNESCO.

Dopo il periodo Meiji (1868-1912) i motivi e le tecniche della scuola Rinpa sono ripresi dalla corrente Nihonga che si riallacciava all’arte tradizionale giapponese, a differenza della corrente Yōga che aveva subito l’influenza dell’impressionismo europeo. Abbiamo già considerato, fra gli artisti Nihonga, Uemura Shoen e Yokoyama Taikan: la tecnica tarashikomi e mokkotsu impiegata nei quadri di quest’ultimo conferisce loro il caratteristico aspetto a tenui macchie di colore.

L’influenza della scuola Rinpa sulla pittura occidentale è stata ravvisata nell’Art Nouveau e nelle opere di Gustav Klimt (1862-1918). Essa continua a informare l’arte giapponese del ventunesimo secolo: si può affermare che tale corrente abbia contribuito alla creazione di un’estetica moderna.

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La prima immagine è tratta da:

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